L’Enduro Italiano, il cambio della guardia?
Con un inizio di stagione enduristica che per il secondo anno di fila vede prima assegnare le maglie di tricolori, invece di regalare sfide in classifica dei vari circuiti, il titolo di campione italiano va al ‘verginello’ del gruppo, Lorenzo Suding.
Oddio, Suding proprio vergine di enduro non è, visto che qualche Superenduro qua e là, oltre che un paio di EWS a Finale (forse di più?) le aveva già fatte anche raccogliendo risultati tutto sommato buoni. Ha vinto qualche settimana fa nella tana dei gufi, a Pogno, in casa di due che di nome fanno Davide Sottocornola e Matteo Raimondi, ma insomma, questa è la sua prima stagione dichiaratamente enduro, dopo anni di DH ad alti livelli: tra WC, titoli italiani, etc etc.
In più, ci teneva talmente tanto alla manica tricolore che ha anche provato a tatuarsela già il sabato sul braccio sinistro… L’effetto fa più braccio di ferro, ma va bene così!
Al secondo posto quello che è probabilmente l’endurista meglio riuscito del panorama italiano. Ben inteso e senza offese, per endurista intendo chi dell’enduro ne ha fatto, tra i primi e come sport sui generis, un mestiere. Alex Lupato, rispetto ad altri, è partito un po’ più tardi sulle discipline più discesistiche, ha imparato strada facendo, ha vinto le sue gare, i suoi circuiti e le sue maglie, ed è sempre lì che se la gioca.
Al terzo posto quello che potrebbe diventare uno dei più forti enduristi italiani, Matteo Raimondi. E’ il più giovane sul podio, ha una buona squadra alle spalle, una buona guida nei dintorni di casa e, rispetto a molti altri giovani e giovanissimi e opinione mia personale, una buona testa. Andata la gara tricolore, c’è un 2017 da giocarsi…
Quarto posto al giovane, per rimanere in tema, Lupato, Denny. Rispetto ad Alex, ogni tanto e sulla gara secca, perde qualche secondo di troppo. Ma anche lui se la giocherà nei prossimi 4/5 anni per un paio e più posizioni più in alto sul podio. Non solo per la maglia, ma di fatto, come già avviene di tanto in tanto, per tutte le gare italiane.
Al quinto posto c’è invece uno che le gare per la maglia tricolore sembrano proprio non essere le sue gare. Vince circuiti, viaggia che è una bellezza, ma la zampata di Marco Milivinti, dopo l’exploit in enduro nel 2014 (o era il 2013?) e la conferma nel 2016, sulla gara secca ancora non è arrivata.
Andando poi nella top 10 troviamo: il miracolato di Dolceacqua, Tommaso Francardo, che dopo anni di alti e bassi sembra aver trovato una sua dimensione e costanza, davvero una bella sorpresa anche perchè è un altro giovane; Marcello Pesenti è in continua crescita; Nicola Casadei, il naturalizzato italiano (da San Marino eh) forse è un po’ indietro, visti i tempi più che buoni in PS2 e 3; Matteo Berta è l’ennesimo giovincello tirato fuori da cilindro da Bruno Zanchi. E alla fine c’è lui, l’ormai decano degli elite (non è vero, c’è anche Bruno Zanchi che di anni ne ha qualcuno in più) Davide Sottocornola, che prova e riprova le speciali ma più di un tot non va avanti! Sto scherzando!
Ora, ho titolato ‘cambio della guardia’ perchè andando a leggere la top 10 ci sono 5 forti discesisti, almeno 4 crosscountristi (o di tale formazione) e un unico puro (facciamo all’80%) endurista. In più ne manca uno, di discesista, che, se non fosse esploso in PS1, magari avrebbe dato un colpetto là in alto.
In più, rispetto agli inizi dell’enduro italiano in generale, i discesisti iniziano ad arrivare più giovani. E’ vero che Sottocornola e Andrea Bruno erano trentenni o poco più, come Suding e Milivinti (31 quest’anno ragazzi?), nell’ormai lontano 2009, ma all’epoca, di giovani forti come (o potenzialmente tali) come Casadei, Von Klebelsberg, Francardo non me ne ricordo. Toh, forse c’era già Vitto Gambirasio, ma anche lui arrivava un po’ dalla DH.
E alla fine mi viene in mente una chiacchiera di qualche anno fa, proprio con Andrea Bruno (ah, quest’anno corre tra i Master (?!)), in cui per lui, alla fine, l’endurista più forte viene dalla DH.
Ovviamente stiamo parlando di una disciplina giovane, in cui non c’è ancora molto storico, ma andando anche a vedere le prime due tappe di EWS, tolti i giovani fenomeni allenati dalle leggende, direi che di gente della DH ce n’è d’avanzo.
Andando a vedere più vicino a casa, anche tra le donne, una certa Alia Marcellini si riconferma campionessa italiana di enduro. E che faceva la fanciulla prima?
Finito questo discorso da bar, faccio comunque i miei complimenti a tutti quanti, vecchi, sbarbati e a chi sta in mezzo, perchè avere (tanta) gente che se le suona (in senso buono, ovvio) in casa spero sia una buona leva per andare a sculacciare qualche chiappina anche in EWS, prima o poi…
Ultima nota: Tomaso Ancillotti, ma dove li trovi…