Stefano Scialli, lo conoscevate?
E’ una delle persone più easy che abbia conosciuto in questi anni di peregrinazioni tra gare e altro per l’Italia. A me personalmente, il suo tono di voce e il modo in cui parla mi rilassa, mi mette a mio agio. Dopo di chè, quando si tratta di organizzare, diventa una macchina da guerra a tutto tondo: trance agonistica e sempre sul pezzo.
Dolceacqua, che ha un nome da favola medioevale (oltre che l’aspetto) è il suo quartier generale. La Dolcenduro, che evoca di tutto un po’, è LA (volutamente in maiuscolo) prima gara della stagione da 3 anni a questa parte e attira anche un sacco di cugini d’oltralpe (l’anno scorso l’ha vinta un certo Vouilloz). Supernatural è il progetto che sta costruendo con i suoi amici/collaboratori.
Tutte robe per cui un po’ lo invidio…
Chi è Stefano Scialli?
Un romantico con la passione per la bicicletta.
Chi è Supernatural (il chi è voluto)
Supernatural è un’insieme variegato di persone unite dalla passione per il luogo dove vivono, che collaborano assieme per creare una meta solida e seria dedicata agli appassionati di sport all’aria aperta, nello specifico di mountain bike.
Come mai Dolceacqua?
Perchè è un ottimo compromesso. Viviamo a dieci minuti dal mare, mezz’ora da Nizza e altrettanto dalle montagne.
Dolceacqua è un punto strategico per un progetto come Supernatural, essendo posizionato nel mezzo di un area internazionale dove i sentieri sono infiniti.
E poi è un paesino medievale che ha il suo fascino, con i servizi necessari per fare una vacanza con la bici, non troppo lontano dalla “civiltà” ne troppo vicino…
Per noi è un punto di partenza ideale per costruire i vari itinerari che proponiamo, sia che si tratti di shuttle piuttosto che di tour pedalati.
Siete più italiani, francesi o cittadini del mondo?
Se devo rispondere per me, scherzando lo faccio con una frase di Giorgio Gaber: “Io non mi sento Italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono”.
Tornando alla domanda, credo che vivere “a cavallo” di un confine tra due stati amplifica l’attitudine alla chiusura o al contrario, il desiderio di scoprire cosa c’è oltre, magari anche per esplorare meglio la propria identità.
Quindi un mix della prima e della terza: italiano e cittadino del mondo.
Leggendo il regolamento della Dolcenduro 2016 si notano ispirazioni francesi (tipo la partenza ‘quando arrivo parto’), a cosa è dovuta questa ‘ispirazione’?
Alla voglia di sperimentare nuove soluzioni per la realizzazione di una gara di enduro.
Si, l’ispirazione viene dalla gare francesi, che frequentiamo con più assiduità, vuoi per la vicinanza e vuoi perché in molti casi ci da la possibilità di scoprire nuovi trails a poca distanza da casa da poter poi visitare di nuovo durante l’arco dell’anno.
In Francia abbiamo avuto modo di provare le partenze multiple, a tre o più e altri accorgimenti che lasciano ai piloti maggiore flessibilità nel gestire la gara.
Anche la tecnologia usata per il rilevamento dei tempi è diversa.
Il cronometraggio in molti casi è fatto con il sistema usato nelle gare di enduro di più giorni, cioè con una carta magnetica che ogni pilota porta appesa al braccio.
Da tre anni, complice il confine a due passi, la Dolcenduro è la più ‘piccola’ (intesa come gara organizzata localmente al di fuori di circuiti vari) grande gara di enduro internazionale in Italia. Un anno fa italiani e stranieri erano 50-50 più o meno. Come valuti la cosa?
Penso sia frutto del fatto che viviamo molto vicini alla Francia, prima di tutto.
In Costa Azzurra c’è una scena enduro ben strutturata, ci sono molti appassionati, tutti concentrati in uno spazio relativamente ridotto. Basta pensare che ad una gara che noi definiamo “locale” si presentano in 300.
In pochi chilometri sono concentrati molti piloti davvero “TOP”, e ciò fa da motore trainante per i compagni di squadra e per i più piccoli che gravitano attorno ai club, che sono davvero tanti.
Pensa che solo per loro, parlo di bambini dai 6/7 anni in su, c’è una mini “Enduro Series” a loro dedicata, con varie tappe, organizzate il giorno prima della gara per gli adulti. Fa parte della loro modo di vivere lo sport ed è sicuramente un aspetto culturale diverso dal nostro.
Poi c’è il discorso relativo alla promozione della Dolcenduro che facciamo rivolgendoci ad un target internazionale. Per noi la gara è un assaggio dell’area, di chi siamo e di cosa facciamo. La Dolcenduro è un tassello nella nostra programmazione annuale che è sempre indicizzata al fatto di risiedere nei pressi dell’aeroporto di Nizza.
Per noi è semplicemente un meeting per appassionati di gare enduro, è stato così dall’inizio e lo sarà sempre, al di la della competizione e dei cronometri. Un momento dove incontrarsi all’inizio dell’anno, verificare il proprio allenamento, il mezzo, rivedersi con gli amici che si incontreranno sui campi di gara e stare bene assieme, tutto ciò con la speranza che gli Italiani siano sempre la maggioranza perché è un bel momento di confronto.
Quali sono i vostri progetti per il 2016?
Prima di tutto la materia prima: i sentieri. Ne stiamo aprendo cinque nuovi e ci stiamo impegnando nella manutenzione di alcune tracce di collegamento tra le vallate, soprattutto a monte.
Per quanto riguarda gli eventi, in estate abbiamo in programma un altra gara di enduro.
Sicuramente ripeteremo l’esperimento del circuito Sunset Enduro, una serie di gare itineranti, organizzate durante il periodo estivo, per 20/25 persone al massimo, praticamente un pretesto per bere dell’alcool e fare casino.
In autunno poi proviamo a lanciare un nuovo evento, una sorta di “Audax”, nel nostro caso un tacciato composto da una serie di trails dove sono previsti dei punti di controllo e dove ad ogni partecipante viene timbrato un cartellino, che nel nostro caso sarà la tabella numerata. Alla fine, con il numero giusto di timbri si ottiene il brevetto della manifestazione. Speriamo sia un modo divertente per scoprire il territorio.
E per il futuro?
Per quanto riguarda la Dolcenduro c’è il desiderio di proseguire sulla strada del “meeting” e poi stiamo lavorando ad un nuovo format di gara, sempre enduro, che annunceremo tra un pò…
Qualche info sulla gara: come saranno i percorsi e quanto lunghi? Secondo te dove potrebbe giocarsi la gara?
La gara è di 4 prove speciali e cercheremo come ogni anno di assemblarla in modo da poter mettere in risalto tutte le doti del pilota enduro. Di conseguenza ci saranno sia sezioni tecniche che filanti, più o meno ripide e altre composte da rilanci dove chi pedala forte può mettere da parte secondi preziosi. Per il resto non posso dire altro perché ho le micro-spie in casa…ehehehe!!! Ne parliamo venerdi 4.
Un piatto tipico da provare assolutamente?
Sardenaira rigorosamente con “u tuccu” e un bicchiere di Rossese, semplice ed efficace!
Stefano Scialli, #conoscevatelo.