Test: Evil Uprising, cattivissima 26 pollici
Dopo quasi due anni dal primo prototipo mostrato da Filip Polc al Crankworx di Les Des Alpes del 2012, la Evil Uprising è probabilmente una delle novità più succose del 2014 e, udite udite, è una ‘normale’ 26 pollici.
DSB, l’importatore italiano del marchio Evil, ne ha già qualcuna dalla scorsa estate. Questa volta ci ha messo a disposizione una taglia L di questa cattiva in carbonio.
Con 150mm di escursione posteriore, una linea da pantera nera e un montaggio sciccoso, la Uprising è il modello da enduro/all mountain di una casa produttrice famosa per i suoi telai da downhill, di cui ricalca le forme, in particolare della Undead.
Il telaio
Evil deve la sua storia a Dave Weagle, l’ingegnere inventore di alcune soluzioni tecniche tra le più rinomate (DW-LInk e Split Pivot), nonchè di componenti (e13), che sono anche le più copiate. Non è un caso che Weagle abbia quasi una mezza dozzina di cause in corso nei confronti di case produttrici che avrebbero copiato i suoi brevetti. Forse anche per questo il DELTA System alla base dell’Uprising ha questo nome in quanto acronimo di Dave’s Extra Legitimate Travel Apparatus (l’apparato di escursione extra legittimo di Dave!). Giusto per essere chiari!
Questo sistema, dove il carro single pivot in fase di compressione tira verso il basso una bielletta collegata con un triangolo che schiaccia l’ammo, offre la strepitosa sensazione di un’escursione infinita. In sostanza la curva di compressione sale rapidamente nella prima parte, rimane stabile a metà corsa e poi risale nell’ultima parte. Quello che ad una prima occhiata sembra la fiera della bielletta, in realtà non è poi così dissimile da altri schemi di sospensione come funzionamento sul mercato da qualche tempo.
Altra chicca è il nome del telaio. Come per tutti gli altri modelli della storia di Evil, si gioca sulla combo tra i nomi di marchio e modello: Evil Uprising sta infatti per ‘rivolta del male’. Che ci sia la rivolta per le nuove misure di ruota?
Tornando ai tecnicismi, invertendo la posizione dei ‘forcellini’ che uniscono il carro alle biellette si può variare la geometria del telaio. In questo modo, detto velocemente in inglese ‘flip chip’, l’angolo sterzo varia da 67,5° a 66,5° girando i forcellini dalla posizione high a quella low. Ovviamente si abbassa anche il movimento centrale (da 34,9 a 33,6cm) e si allunga il passo ruota, passando da una configurazione all mountain da pedalare ad una più discesistica da godersela. Devo dire che con 8 viti da svitare per girare le chip, cambiare l’angolo non è l’operazione più agevole…
Due ultimi aspetti che balzano subito all’occhio sono il poco spazio tra carro e ruota posteriore e il poco spazio che ha l’ammo. Le gomme del test erano delle Maxxis Ardent da 2.4 e le mia ditine non ci passavano. Questo del passaggio ruota è uno degli aspetti che ormai sa di vecchio e già ampiamente rivisti da parte di tutti quelli che hanno avuto la Uprising per le mani. Basti sapere che per il modello dell’anno prossimo Evil sta già aumentando lo spazio.
Per quello che riguarda l’ammo non è tanto una questione di spazio quanto di poca raggiungibilità della parte bassa, inserita a fondo nella bici.
Chiudendo il giro sull’aspetto del telaio, non c’è che dire, è proprio bella da vedere. Dei bei tubotti di carbonio, con i fogli in evidenza a dare un effetto, come dice la colorazione stessa, ‘satin raw carbon’.
Il canotto sterzo, bello bombato e con le curve tipiche di Evil, ospita una serie sterzo integrata e conica. Per quelli che ogni volta che si parla di carbonio pensano subito ai bozzi che si prendono, il tubo inferiore è protetto da un solido paracolpi. Così come il carro ha una bella placchetta di metallo che ripara i foderi dalla catena. Non che con un XX1 ce ne sia troppo bisogno, ma prevenire…
Montata è una bici piuttosto solida, da 13,86 con pedali flat in composito e manubrio in carbonio da 785, che ho montato al posto del Thomson All Mountain in carbonio da 730.
Come gira
Ma veniamo al dunque. L’ammo, un Fox Float CTD BV, lo tengo aperto in maniera discesa in modo da saggiare come si comporta il carro anche in pedalata. Scelta comunque obbligata vista la boost valve andata!
Pedalando da seduto, quindi con l’ammo già schiacciato e tenendo costanti i colpi di pedale, le pedalata è buona e si viaggia tranquilli. Certo, magari sui pezzi sterrati e un po’ scassati si patisce un po’. Qui potrebbe venire fuori la discussione sulla misura della ruota, ma alla fine è più il mix gamba+carro che conta e, a chiudere il propedal, probabilmente l’effetto sarebbe stato attutito.
In discesa è una bomba. Mai una bici da 150mm mi è sembrata, allo stesso tempo, agile e scattante su curve e cambi di direzione e mangiasassi sui tratti rotti, ripidi e con radici. Insieme alla Fox Float 36 davanti il pacchetto per affrontare discese di ogni tipo è completo.
Come spesso penso, le bici da enduro di oggi sono molto simili alle vecchie bici da freeride per quello che riguarda l’approccio in discesa, mixando le doti in pedalata, chi più chi meno, di bici da trail e all mountain. Anche la Evil Uprising non si sottrae a questo mio personale giudizio. Ma, decisamente, in discesa ha un qualcosa in più: me la porterei più che volentieri in un qualunque bike park.
Sui rilanci perde un po’ rispetto ad altre bici enduro oriented perchè tende un po’ ad affossarsi sui colpi di pedale belli spinti, cosa che in gara potrebbe risultare un po’ fastidiosa, soprattutto su percorsi che richiedono strappi.
In definitiva
La Evil Uprising sarebbe la mia bici perfetta per una Megavalanche e per quelle gare che prevedono lunghe, distrutte, impestate e toste discese e tratti pedalati quasi più da trasferimento che non da tirare. E’ un telaio dall’impronta decisamente discesistica, tarato per essere stabile in velocità, agile nelle curve e reattivo, in generale nella guida.
In una gara di enduro non avrebbe nessun problema nel trasferimento, così come non lo avrebbe nel classico giro domenicale sui trail ‘dietro casa’. Sale e si arrampica dovunque e chissene frega della misura di 26 pollici delle ruote. Magari, in ottica puramente gara ha qualche punto debole, ma niente che non si possa risolvere con un ammo con controllo remoto.
Per finire, proprio nel momento in cui tanto si parla della misura delle ruote, la Uprising, con i sui 26 pollici, fa ripensare a tutta quanta la faccenda. Ovviamente a favore della ‘vecchia’ misura!
Geometrie
Il montaggio della bici in test
Il montaggio di DSB su questa Evil è davvero pimpato. Il Thomson Elite Dropper uno dei reggisella meccanici più fluidi e regolabili che abbia mai provato. La trasmissione SRAM XX1 è un must dell’alta gamma anche se forse avrei preferito una corona con qualche dente in più: 30 denti fanno molto rampichino!
Telaio: Evil Uprising Taglia L
Ammortizzatore: Fox Float CTD
Forcella: Fox Float 36 da 160mm
Serie Sterzo: Evil integrata e tapered
Attacco Manubrio: Thomson X4 0°x80mmx31.8
Manubrio: Thomson All Mountain Carbon 730mmx12mm
Manopole: Lizard Skin
Freni: Hope Stealth Race Evo E4 con dischi da 183mm
Manettino Cambio: SRAM XX1
Pedivelle: SRAM XX1
Corona: SRAM XX1 (30 denti)
Cassetta: SRAM XX1
Cambio Posteriore: SRAM XX1
Catena: SRAM XX1
Ruote: Industry 9 AM da 26 pollici
Gomma Posteriore: Maxxis Ardent 26×2.4 Single Ply
Gomma Anteriore: Maxxis High Roller 2 26×2.4 Exo
Reggisella: Thomson Elite Dropper (125mm)
Sella: SDG Circuit
Il prezzo
DSB Propone l’Uprising come telaio al prezzo di 2.499 Euro oppure in 4 differenti montaggi da 4.399 Euro a 7.399 Euro. Per maggiori dettagli visitate il sito dell’importatore.