Rider report: Supermountain Pila, l’amatore

La Supermountain di Pila, la seconda della stagione dopo quella di Limone Piemonte, è stata la prima gara dell’anno per una parte di WeekendWheels. Su un percorso variato rispetto alle passate edizioni (come anticipato nella preview), mancava infatti il passaggio sulla pietraia, ecco come è andata dal punto di vista di chi partiva da dietro.

Il sabato mattina sono riuscito a fare tre giri: uno di prova, uno lanciato che in realtà non è stato così lanciato e uno finale per la qualifica.
Al primo giro l’attenzione era sul tratto nuovo e sconosciuto a i più. Devo dire che mi è piaciuto assai, soprattutto per una serie di curve senza appoggio e dossi da copiare o doppiare che hanno reso il percorso più ‘giocoso’. Di tecnico, infatti, una volta tolta la pietraia sul percorso rimaneva ben poco, forse solo il canalino che Corrado Herin e i suoi Black Arrows chiamano la ‘figa’.

Il secondo giro volevo chiudere il discorso della qualifica per dedicarmi poi a filmare. Purtroppo sono incappato in un paio di rider nella parte alta che mi hanno fatto un po’ da tappo (il che mi ha fatto sentire meno sega di quello che sono). In più sono riuscito a bloccare la catena tra il pignone dell’11 e il carro. Ho dovuto riprovarci una terza volta, e meno male che l’ho fatto!

I primi due giri li avevo fatti con una corona da 32 all’anteriore, cosa pessima, visto quanto si frullava nei punti pedalati, urgeva almeno una 36. E qui devo ringraziare Andrea Passalacqua di Mapex Bikes che mi ha prestato una Krypton, la stessa che avevo testato qualche tempo prima proprio a Pila. Grazie Andrea!

Inforcata la Krypton sono risalito al volo e mi son lanciato. La prima parte tutto ok, mi ci sentivo proprio. Il guaio inizia nel bosco. Lo scarso allenamento, la lontananza di tre settimane da una bici, la partenza a freddo della mattina, qualche movimento strano e una buona dose di incoscienza/stupidità nella preparazione di una gara, mi fanno partire un doloroso blocco della schiena. Quindi dolore in curva e impossibilità nel pedalare chino sulla bici. In pratica sono arrivato all’arrivo tenendomi dritto e con una mano sola a tenere il manubrio.

Con questa prestazione mi sono assicurato (!?) l’86esimo posto e la nona fila in partenza! La sera e la mattina dopo un paio di antinfiammatorii e pronti via per la gara.

La mattina della gara, dopo una giornata di sole al sabato, ci aspettano delle nuvole basse. Ma in cima al Couis uno di quegli spettacoli che ti fanno ringraziare di andare in bici: sole in cima, un mare di nuvole bianche e le cime della Valle d’Aosta che spuntano come isole.

Posizionato in griglia per la prima manche, dopo la classica movida all’italiana dello spostarsi avanti (5 secondi prima del via da 13 file siamo diventati in pratica 9), si parte. Partenza in salita/falso piano e prima curva a sinistra che prendo davvero troppo larga. Procedo per una ventina di metri tutto all’esterno e mi incarto con Simone Pini del team Mangusta. In bagarre, si sa, è difficile dire chi ha ragione o torto. Ciao Simone!

L’incarto, oltre ad una gran botta, mi ha storto anche il manubrio. In pratica ero ultimo in partenza con le ragazze che mi guardavano rimettere tutto in sesto. Mentre svoltavo al primo tornante, il concorrente più vicino a me era al secondo tornante. Pedalando come se non ci fosse un domani credo di aver recuperato una ventina di posizioni e forse più ora dello scollinamento al Couis 2 e mi sono messo in coda a quelli davanti. Ma la fretta, si sa, è cattiva consigliera.

Nella conca scelgo un linea strana che mi fa capottare per la seconda volta, perdendo così ulteriori posizioni. Alla fine mi metto l’anima in pace, ormai la prima manche è andata. Rimango fermo nei trenini nel bosco e provo a pedalare nel resto del percorso ma chiudo 100esimo o 101esimo stando alle classifiche ufficiali e finali.
Dopo aver fatto un giro all’arrivo, sentite le voci sulla vittoria in volata di Manuel Ducci (Life Cycles) sui due svizzeri e parlato con un gasato Michele che ha mantenuto il 19esimo posto della qualifica anche in manche 1, si risale per la seconda.

Di nuovo in griglia, stavolta arrivo al primo tornante in maniera più prudente, ma chiudendo molto le curve sui tornanti (contropendenza a gogo) riesco a ingarellarmi non poco con chi mi sta davanti, mi riposo nei trenini e la pedalo fino alla fine appena usciti dal bosco. Ecco, fino alla fine proprio no, visto che sull’ultimissimo rettilineo ho mollato e mi son fatto fregare sul traguardo, d’oh!

Comunque con questa seconda manche riesco a chiudere 56esimo. Poi 58esimo, e oggi, pare, 59esimo (classifica variabile nelle retrovie) e un disonorevole 80esimo posto finale in assoluta e 21esimo di categoria M1/2.

Dalla gara me ne torno a casa con 3 cose:
1. il livello rispetto all’anno scorso (in cui i partecipanti erano solo 60) si è decisamente alzato;
2. non ho allenamento sufficiente: me la gioco in discesa, pago in pedalata;
3. una coscia gonfia come un pallone da basket per la caduta alla partenza della manche 1.

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