Strava Wars: il risveglio della scusa
L’avvento degli smartphone ha decisamente aumentato il livello di competitività delle uscite in bicicletta (mtb o da strada che sia) di ognuno di noi. Una volta, nelle uscite in compagnia, ci si ingarellava a vista: gli sto dietro, mi sta dietro, spingo, mollo i freni, etc. etc. Il cronometro non esisteva.
Certo, c’erano e ci sono i classici contachilometri da bici. Quelli che, per me personalmente, è sempre stato più facile impostare il programma della lavatrice (per paura di moglie ora e mamma prima), piuttosto che capire con quell’unico tasto (a volte due) come diavolo farlo partire. Non so voi, ma ci ho provato due o tre volte poi ho deciso di smettere. Figurarsi poi confrontare i dati con gli amici…
Poi sono arrivati i GPS che ti tracciano tutto il percorso, la velocità e i tempi, ci puoi collegare la fascia cardio e, se inserisci ulteriori info, ti dicono anche se vai abbastanza spesso in bagno oppure no. Si possono caricare i propri risultati, li puoi confrontare di volta in volta e definire anche il programma d’allenamento.
Ma adesso è tutto su quell’oggetto diabolico che è lo smartphone o, all’italica maniera, il telefonino. In pratica tutti i modelli hanno il GPS (Global Positioning System) che, tramite la varie applicazioni di mappe e simili, ti dice dove sei, se ti stai muovendo, a quanto ti stai muovendo e dove stai andando. Forse una delle applicazioni più utilizzate dai sagaci biker è Strava, per la quale partono su Facebook degli sfidoni che neanche la partita di pallone in spiaggia quando avevi 10 anni…
Che tu sia pro, amatore, dilettante o scappato di casa hai un unico obbiettivo: il KOM, il King of the Mountain, il re della montagna. In altre parole, dato un determinato segmento o percorso, salita o discesa, lungo o corto che sia, fare il miglior tempo. Poi ci sono quelli che barano: chi fa un tratto di salita col motorino elaborato, chi fa la A4 Milano-Bergamo in ‘bici’ con velocità media 205km/h… Dai, chi non le ha provate ste cose? Io si!
Ora, per venire al punto di questa lunga introduzione, ci sono delle volte, alla fine di un giro con Strava che ti stupisci di quanto sei ‘andato forte nonostante sei poco allenato’ o di ‘quanto sei andato piano nonostante sei molto allenato’ (classiche scuse da biker…). Dato che proprio fermo non sono (altra scusa) un bel giorno mi sono chiesto come mai, su 200mt di discesa, 31 di dislivello e su poco meno di un minuto di discesa dei primi, mi sono beccato un minuto di distacco.
Non capacitandomene nella maniera più assoluta (inaccettabile, no?) ho trovato la madre di tutte le scuse.
Cliccando sul tempo di quello che ha il KOM ho visto che il percorso tracciato nei due casi non corrisponde al 100% e, quindi, anche l’altimetria sballa: io ho finito in salita il segmento mentre il KOM in discesa.
Per il primo che mi dice ‘eh, ma ti sei preso un minuto..’ ho una scusa che più scusa non ce n’è. A posto così!
Scherzi a parte, il giro è quello sul monte San Giacomo a Vergiate e complimenti a chi ne fa la manutuenzione!