Test: Transition Covert 29, una full per tutti i giorni

Una delle cose che mi hanno sempre appassionato di Transition è la semplicità e la solidità dei suoi modelli. L’azienda è giovane, l’abbiamo conosciuta attraverso gli occhi di Andrea Bruno, rider e distributore italiano di Transition, abbiamo intervistato i soci fondatori Kyle Young e Kevin Menard e, in generale, abbiamo visto come l’azienda della costa pacifica degli USA è cresciuta in pochi, pochissimi anni. Nata nel 2000 come lavoro part-time dei fondatori, Transition è oggi un piccolo operatore se paragonata ai colossi del mercato mountain bike mondiale, ma è apprezzata e affermata.

Apprezzata e affermata è la ‘famiglia’ Covert, il modello da All Mountain/Enduro, la cui prima generazione è nata nel 2007. Oggi, dopo 7 anni di evoluzioni continue, possiamo scegliere tra ben 4 varianti di questo modello, 3 in alluminio e 1 con il triangolo anteriore in carbonio: la tradizionale versione a 26 pollici, quella in carbonio, quella da 27,5 pollici e, infine, quella da 29 pollici. Proprio sulla 29 pollici ho potuto fare più di un giro, in percorsi e località diversi, e gustarne le caratteristiche.

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Il telaio
Oltre alla misura di ruota maggiorata, il primo dato che differenzia il Covert 29 dalle altre versioni è l’escursione: ‘solo’ 140mm contro i 160 delle altre. I 20mm in meno vengono sicuramente compensati dalla ruota grande, ma in generale la mia impressione è stata che la versione a 29 pollici abbia un orientamento meno aggressivo, nel senso di aggressivamente votata all’enduro, rispetto alle versioni 26 e 27,5 pollici.

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L’angolo di sterzo da 68°, qualche tempo fa era una misura aggressiva per una 29 pollici, ma quest’anno, con la consacrazione definitiva dell’enduro come disciplina, si vedono 29 da enduro con 160mm di escursione e angoli più aperti. La Covert 29 è da un anno o poco più in giro, si può dire sia stata un precursore delle 29 pollici dalle ‘grandi’ escursioni e quindi ci stanno delle geometrie più ‘classiche’. Questo non toglie il fascino del telaio.

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I 140mm sono supportati da un ammo da 200x57mm che chiude il giro di un carro single pivot con link. In questo carro risiede tutta la semplicità e solidità che citavo all’inizio. Semplicità perchè è uno schema che vediamo ormai applicato in mille e passa forme, che non sempre funzionano al 100% e che invece Transition ha saputo ‘dominare’. Solidità perchè tutte le Transition che si basano su questo disegno sono affidabili, funzionali, reattive, intuitive e immediate. E’ quindi un mix di queste cose, non è tanto ‘solido perchè dura e resiste agli urti’, ma solido perchè è un progetto consistente.

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Concludendo il giro sulle specifiche tecniche del telaio, che ho testato in taglia L, il toptube non è dei più lunghi, nonostante sia una taglia forte, solo 589mm per un wheelbase (centro ruota a centro ruota) dichiarato di 1158mm. Il carro è 449mm e l’angolo sella 73,9°. Direi che è una bici ‘compattina’ nel suo insieme e che probabilmente la mia taglia giusta (sono 187cm) sarebbe una XL.

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Lo sterzo è predisposto per forcelle coniche (o tapered che dir si voglia), il movimento centrale da 73mm (circa 30mm sotto la linea degli assi delle ruote) e il perno posteriore è un Shimano 142×12. Il peso dichiarato del telaio con ammo è 3,3kg.

Il montaggio
Il Covert è montato in maniera decisamente custom da Andrea Bruno, con buona parte dei componenti di brand da lui distribuiti in Italia tramite la sua Tribe Distribution. Si potrebbe dire che quella testata è la sua bici da passeggio, ammesso che Andrea in bici ci passeggi.

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Manubrio, manopole e attacco manubrio Kore, rispettivamente il Kore OCD flat (nasce da 80 ma è tagliato a 76cm), le Kore Rivera Lockon e il Kore Cubix da 50mm, quest’ultimo un po’ corto per i miei gusti. Di solito, se sbaglio, il manubrio preferisco prenderlo sui denti piuttosto che sotto al mento! Nonostante tutto ho avuto modo di apprezzare questa compattezza, soprattutto in salita.

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Per quello che riguarda il setting del manubrio, Andrea mi ha confidato di averlo ruotato in avanti in maniera da avere, all’impugnatura, un feeling il più possibile simile a quello dei manbri con rise. Una dritta che farò mia.

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Freni Shimano XT con dischi da 180 e 160 (davanti e dietro), cambio anteriore e posteriore SRAM X9 con relativi comandi, guarnitura Funn Carbonation 2×10 (una sciocchezzuola da 780gr per 499 Euro) con bashguard e guida catena per doppia della CSixx.

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Il reggisella, telescopico, è un Blacx Jewel da 125mm di escursione e 31,6 di canotto su cui monta una sella Kore Durox Ti (con rail in titanio) decisamente comoda.

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L’ammo è un Fox Float CTD, di serie con il telaio, mentre la forcella è un pezzo più unico che raro: una Marzocchi 44 Micro ad aria da 140mm e personalizzata per Andrea.

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Il bello di essere pro!

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Le ruote sono delle Fulcrum Red Metal 29 XL, che mi hanno davvero convinto per la loro rigidità laterale, su cui montavano due gomme Kenda.

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Un Kenda Nevegal all’anteriore, un classico che in versione 26 pollici Andrea ha portato in giro per tutta la stagione di gare.

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Un Kenda Honey Badger al posteriore. Questa è una gomma che ho apprezzato molto in pedalata e sull’asciutto per la scorrevolezza un po’ meno sul viscido terriccio del Monte Alpet con la pioggia. D’altronde non è una gomma da bagnato.

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Per gli amanti delle bilance, la bici così montata ha un peso sui 13,5kg.

Come gira
Ho girato con il Covert 29 in 3 contesti completamente differenti: sulle piste del bike park del Monte Alpet, l’home spot di Andrea Bruno, Finale Ligure, durante il weekend dell’EWS a inseguire i pro per foto e video, e Rive Rosse, un rinomato spot XC/All Mountain nel biellese.

Un bike park non è probabilmente il posto migliore dove mettere una ruota da 29 pollici, soprattutto se guidata come una 26. Le piste del Monte Alpet disegnate da Andrea hanno parecchie sequenze di curve strette nelle quali mi sono buttato a pesce, stringendole ancora di più, spinto dall’immediato feeling in discesa che ho avuto con il mezzo.

Questa confidenza mi è stata data una estrema quanto inaspettata maneggevolezza che ho provato. Probabile, anzi quasi sicura causa della cosa è la compattezza di cui sopra. Un toptube non esagerato nonostante la taglia L e un attacco manubrio da 50 mi hanno fatto sentire all’inizio a mio agio, ma quando ho voluto esagerare, stringendo le curve, è stato un po’ come sentirsi su un cavallo che scalcia. Questione di ruotone che, in quanto tali, hanno bisogno di più spazio per muoversi e non è bene chiudere troppo.

Cambiando modo di guidare, seguendo di più la curva, magari in maniera meno agile ma più scorrevole, alla lunga si riesce a godere meglio il mezzo. Sui tratti sconnessi ma dritti e sui curvoni ad alta velocità, niente da ridire. E’ un telaio che nonostante le ruote maggiorate si gode come una 26.

A Finale Ligure ho più pedalato nei trasferimenti da una PS all’altra, sullo sterrato e non. Credo che con il Covert ho tenuto un passo da XC sulla direttissima Varigotti-Manie (quella che in pratica sale di fianco alla DH Donne) e nei tratti più ripidi, il toptube e l’attacco corti mi hanno fatto tenere una posizione meno sdraiata sul manubrio, più dritta sui pedali e quindi più efficace, almeno per quel che riguarda i miei canoni.

Sulle scassatissime discese dell’EWS, invece, ho avuto sensazioni simili a quelle del Monte Alpet: duro e sicuro nei tratti più aperti e scorrevoli, un po’ meno in quelli più stretti. In particolare, nel tratto finale di quella che è stata la PS3 San Michele, in quell’incubo di tornantini ripi, stretti e rocciosi mi sono sentito un po’ alla guida di un camion che cerca di entrare in un box.

Rive Rosse è invece il terreno di caccia ideale per il Covert 29: lunghi giri pedalati, tratti da guidare in falso piano e in discesa divertenti, veloci e mai particolarmente tecnici. In tutto questo, le ruote grandi ti portano facilmente e agilmente ovunque, facendoti dire, alla fine di ogni discesa, il classico ‘Ancora un giro!’. I 140mm di escursione sono la misura perfetta per giocare con le spondine, saltellare qua e là sulle radici e godersela. In un contesto All Mountain con il Covert si potrebbe andare avanti ad oltranza.

In definitiva
Del Covert 29 ci sono 3 aspetti, 2 di sostanza e uno, più effimero, di forma, su cui esprimo un giudizio piuttosto netto. In primo luogo la taglia e la compattezza. E’ un mezzo che a primo avviso risulta maneggevole quasi fatto su misura, ma che alla lunga fa cambiare approccio. Non dimentichiamo che è una 29 pollici e come tale deve essere guidata.

In secondo luogo, l’ambito al quale è destinato il Covert 29. Durante i giorni dell’EWS di Finale Andrea era parecchio tentato di affrontare la gara con la 29 e, se lo avesse fatto, non avrei avuto dubbi merito alla sua capacità di portarla in gara con successo. Ma questo vale per Andrea, che in quanto pro ha capacità e pulizia nella guida superiori. A tutti gli altri non so se consiglierei la scelta di questa bici in ambito gara.

L’aspetto più effimero, il terzo, riguarda il tripudio di cavi del Covert testato. Con due freni, due cambi e il reggisella telescopico, avere 5 cavi ‘svolazzanti’ non è il massimo. Solo il cavo del cambio posteriore ha un passaggio interno al carro. Potrebbe quindi valere la pena, come già avvenuto per la versione in carbonio del Covert, studiare una soluzione di passaggio cavi all’interno del telaio che eviti lo svolazzamento e pulisca la linea del telaio.

Per chiudere, sono comunque rimasto entusiasta della versione a 29 pollici del telaio di casa Transition. E’ una full suspended che utilizzerei tutti i giorni, dal giro pedalato di allenamento/riscaldamento all’uscita all mountain, senza disdegnare qualche percorso magari più impegnativo in discesa. Se mi dovessero obbligare a scegliere una sola bici da portare su un’isola deserta, probabilmente questa sarebbe tra le prime 3 a cui penserei.

Il Covert 29 è acquistabile presso Tribe Distribution e la sua rete di rivenditori in 4 set up differenti:
– Solo telaio a 1.699 Euro (ammo Fox Float CTD Kashima, perno 142×12 Shimano);
– Kit 1 a 3.099 Euro (con forcella Fox Float CTD O/C, componenti Shimano Deore e SLX, freni Avid Elixir 1 e ruote Transition);
– Kit 2 a 3.799 Euro (con forcella Fox Float CTD Adjust Kashima, componenti Shimano SLX e ruote Transition);
– Kit 3 a 4.699 Euro (con forcella Fox Float CTD Adjust Kashima, componenti XT e ruote Stan’s).

Per maggori informazioni e tutti i dettagli dei diversi kit di montaggio consultate il Catalogo Tribe 2014.

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